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Castle | Recensione 6×04 – Number One Fan

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Castle | Recensione 6×04 – Number One Fan

Castle” è tornato!!! Adesso è vero, adesso è ufficiale. Per la prima volta da quando la sesta stagione è cominciata, si è sentito di nuovo quel profumo di suspance, tensione, commedia e romanticismo che da sempre caratterizza una delle serie crimedy migliori degli ultimi anni. Le parole e la storia di Terence Paul Winter trovano una combinazione perfetta con la regia profonda ed essenziale di John Terlesky e insieme formano quel fantastico connubio di idee e sentimenti che emozionano come solo “Castle” riesce a fare.

Il buon giorno si vede dal mattino

Fin dall’inizio, dalle primissime scene, ho avvertito l’episodio come diverso, aleggiava quella sensazione di intensità e originalità che erano tipiche di episodi storici come “Cops & Robbers” e “Probable Cause”. Nominare questi due episodi non è però casuale dato che sporadici elementi della storia ricordano questo glorioso passato promettendo un altrettanto brillante futuro. La giornata inizia con i dubbi e le paure di Kate che per la prima volta da … sempre si ritrova in una sorta di limbo dove non sa cosa fare della sua vita e la possibilità di essere mantenuta o peggio di diventare come Castle la spaventa a morte ma ancora una volta insieme, Beckett e Castle danno vita a una delle scene di coppia più belle di questa stagione:

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Ma la cosa più bella delle loro conversazioni mattutine a letto è la privacy, simile a quella che avrebbe una coppia di un reality show … o di una serie tv! Oltre, infatti, a tutti noi che non possiamo fare altro che impazzire di fronte ad alcune scene degne delle migliori Fan Fiction, alla pseudo-intimità di Castle e Beckett si uniscono tutti i membri della famiglia C, storici e new entry: se Pi dà un nuovo significato alla frase “Fa come se fossi a casa tua”.

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Martha irrompe in pieno stile … Martha mentre come al solito è Alexis l’unica a portare buone notizie e a interrompere il magnifico momento familiare per una buona ragione: il capitano Gates attende al telefono … e cerca Castle! In una situazione surreale dalle tinte paradossali, adesso è Beckett ad essere una collaboratrice della Polizia di New York!

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Emma: The Long-lost daughter

Tranquilli, non avete sbagliato recensione ma che volete farci se Castle si diverte ad omaggiare le altre serie tv della ABC? (Qualcuno ricorda il nome della ragazza che voleva vendicare suo padre nell’episodio “Scared to death” della quinta stagione? Ok ve lo dico io, era Amanda!)

Questa Emma in questione è un tantino più problematica della sua più ben nota omonima (e questo è tutto dire) ed è anche il motivo per cui il Capitano Gates è stata costretta a chiamare Castle, lei che avrebbe volentieri preferito un proiettile calibro 45 nel lobo frontale del cervello. Ma la situazione è più delicata del previsto e la donna, sospettata di omicidio, ha preso in ostaggio un gruppo di persone in uno studio dentistico e ha dichiarato di voler parlare esclusivamente con Richard Castle (fossi negli agenti mediatori, la prenderei un po’ sul personale), di cui è probabilmente la fan più appassionata … dopo Beckett.

Superato a pieni voti il test della verità che Emma gli sottopone per essere sicura che lui fosse l’autentico scrittore di best-seller (in realtà lui ci stava anche prendendo gusto), Castle comincia a fare quello che sa fare meglio: parlare. Crea un primo contatto con Emma che però non sembra disponibile a un confronto con la polizia e così lo invita “gentilmente” a raggiungerla mentre Castle a quel punto non può far altro che trarre il massimo beneficio dalla situazione: entrare nello studio in cambio del rilascio di due ostaggi. E così mentre lui si prepara ad affrontare questa nuova sfida, Beckett resta al suo fianco pronta a guardargli le spalle perché per la sua felicità, Castle è la parte più importante.

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Dopo un emozionante atto di fiducia nei confronti dei suoi fan, Castle decide di accontentare Emma e ascoltare la sua storia, faccia a faccia. Sebbene tutto intorno a sé sembra voler dimostrare il contrario, una donna disperata supplica Castle di crederle e di aiutarla a provare la sua innocenza per il caso d’omicidio del suo fidanzato. Emma è certamente instabile e sofferente ma qualcosa dentro Castle, quel suo intuito geniale e fuori dall’ordinario comincia a farsi spazio e a convincerlo che magari quella teoria così improbabile di un inganno ai danni del principale sospettato non sia poi così impossibile. Ma la verità è che Castle, momento dopo momento, mentre ascolta la storia di una vita distrutta e difficile da ricostruire fin dai primi attimi, è spinto a crederle perché lui più di ogni altro sa cosa significa sapere di essere innocente quando la realtà intorno sembra voler lottare per mostrare la tua colpevolezza.

La chiave per interpretare Emma in quanto persona, colpevole o innocente, è il suo passato mentre la prova di un possibile inganno a sue spese sta in un semplice messaggio sul cellulare che Castle riesce a notare grazie alla sua sublime attenzione per i dettagli. Emma era stata data in adozione alla nascita e il suo fidanzato, dopo aver scoperto l’identità dei suoi genitori biologici, aveva scelto di donarle un pezzo di verità sul suo passato come regalo di compleanno. Ma la verità è troppo spesso un’arma a doppio taglio e non tutti volevano che questa divenisse pubblica. Figlia di una relazione extra-coniugale di Aaron Stokes, potente uomo d’affari che punta alla politica, Emma doveva restare ignara della parentela per evitare di avanzare pretese sulla sua fortuna, ma per quanto il finale sembri scriversi da solo, Aaron Stokes non ha colpe, almeno questa volta, per il dolore di sua figlia (e come potrebbe mai essere se ad interpretarlo c’è quell’uomo fantastico di Tom “Harold Abbott” Amandes!). La mente dietro ogni cosa è invece il suo avvocato nonché genero che temeva la concorrenza di Emma nella conquista del patrimonio di famiglia.

Sola e disperata mentre la sua unica possibilità di salvezza risiede nella fiducia del suo scrittore preferito, Emma assiste inaspettatamente a una svolta nel giorno del suo compleanno, ricevendo la verità e quel regalo che aspettava ormai da troppo tempo.

 

Il Dream Team

La ricchezza di questo episodio, ciò che lo rende così grandioso e autentico è il fatto che, per la prima volta in questa stagione, l’intero Dream Team è al completo e ogni membro di questa squadra così speciale lavora fianco a fianco con il proprio partner in quella lotta che li vede come sempre i migliori paladini della giustizia. Beckett comincia questo episodio affrontando una crisi d’identità perché lontana dal suo lavoro le riesce anche difficile capire che tipo di persona lei possa essere. E forse è questo che Gates le legge negli occhi quando non ha nessun dubbio nel permetterle di prendere parte alle indagini. Sulla scena del crimine, Lanie, finalmente tornata in tutto il suo irresistibile splendore, l’accoglie con un…

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…e mentre il sorriso di Esposito nel rivedere Beckett di nuovo lì con loro illumina tutta la stanza, Lanie si sofferma come sempre sugli aspetti più importanti della situazione: il matrimonio.

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Con l’obiettivo più innato che il suo spirito potesse desiderare, Beckett sembra pervasa da un senso di soddisfazione, sicurezza e determinazione che non aveva quando lavorava come agente federale a DC. New York, il Dodicesimo distretto, la ricerca della verità, la SUA squadra, sono tutti quegli aspetti della sua vita che l’hanno resa la persona che è diventata e che l’hanno accompagnata in tutti i momenti più importanti del suo passato. Con al fianco la persona che la conosce meglio e con la quale ha scelto di passare il resto della sua vita, Beckett è serenamente inarrestabile perché qualunque cosa faccia, ha la certezza di non essere sola.

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Difesa dal capitano Gates, protetta da Ryan, Esposito e Lanie, amata da Castle, Kate Beckett torna davvero a casa, non importa come o perché, lei torna nel suo mondo dove viene accolta come solo una grande famiglia potrebbe fare.

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E per festeggiare, tutti a bere alla Vecchia Tana, offre la casa!! Andiamo allora!! … ah, noi non siamo invitati??

 

 

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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