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Brooklyn Nine-Nine | L’entusiasmo di Terry Crews per la seconda stagione

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Brooklyn Nine-Nine | L’entusiasmo di Terry Crews per la seconda stagione

BROOKLYN NINE-NINE: Terry Crews as Sgt. Terry Jeffords in the ?Unsolvable? episode of BROOKLYN NINE-NINE airing Tuesday, March 18 (9:30-10:00 PM ET/PT) on FOX. ©2014 Fox Broadcasting Co. CR: Eddy Chen/FOXZap2it: Ora che Brooklyn Nine-Nine riparte con la seconda stagione, come ci si sente a tornare al lavoro nello show?

Terry Crews: Oh, bene. Non vedo l’ora che il pubblico la veda… e ora FOX ci ha dato la cosa migliore che potessimo chiedere, con anche la migliore fascia oraria: ci spostiamo alla domenica sera (28 settembre), subito dopo I Simpson e subito prima di Family Guy, quindi che cosa posso dire?

Poi c’è il football della NFL che va in onda tutto il giorno la domenica e il pubblico può arrivare a guardare Brooklyn Nine-Nine da lì. Non si potrebbe chiedere per un supporto migliore… e, grazie al cast e alla sceneggiatura, migliora sempre di più. E la cosa migliore dello show è che abbiamo appena incominciato.

Zap2it: Dal momento che tu stesso hai un passato nel football, ora che tipo di legame mantieni con la NFL?

Terry Crews: Mi piace parlare ai ragazzi del passaggio ad altre cose perché quello del football tende ad essere un mondo molto chiuso. È come se fossi un agricoltore e ti incontrassi con tutti gli altri agricoltori. Se i raccolti andassero male all’improvviso, tutta la tua vita andrebbe male.

Poi potresti andare in città e realizzare: “Ehi, aspetta. Coltivare non è tutto”. Questo è quello che è successo a me. Quando mi sono trasferito a Los Angeles e non avevo una squadra di football, mi ha davvero colpito. Ho spento la tv la domenica e mi sono reso conto che la mia vita andava comunque avanti. Quando sono andato in Europa durante la stagione di football e non riuscivo nemmeno a trovare la NFL in televisione, mi ha spiazzato. Questo è un mondo grande pieno di altre cose.

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Con il corpo è in Italia, con il cuore è in Giappone, con la testa è negli USA. Ritiene di avere ottime potenzialità come sceneggiatrice di “finali alternativi” e come moglie di attori talentuosi e affascinanti (magari con l’accento british e le fossette). In una serie cerca persone e non semplici personaggi, mondi più che location, non un sottofondo ma vere e proprie emozioni musicate, vita, non una storyline. Nel suo universo ideale la birra è rossa e il sushi è in quantità abbondante, le Harley Davidson sono meno costose, la frangia non è mai né troppo lunga né troppo corta e il suo favorito arriva incolume al finale di serie. Forse ha troppi smalti, mentre per i tatuaggi, i cani, i gadget di Spongebob e i libri troverà sempre il posto. Tiene pronti la balestra, i viveri e l’hard-disk zeppo di serie: l’Apocalisse Zombie non la coglierà impreparata!

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