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Black Sails | La terza stagione attraverso i suoi straordinari protagonisti

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Black Sails | La terza stagione attraverso i suoi straordinari protagonisti

Ciao a tutti cari addicted! Dopo il finale di stagione di domenica per me era praticamente impossibile trattenermi dal commentare una serie straordinaria e forse troppo poco considerata quale è Black Sails. Io stessa ammetto di aver scoperto questo piccolo gioiello un po’ in ritardo, ed ho recuperato le prime due stagioni giusto in tempo per godermi questa terza in contemporanea; da una parte mi sono risparmiata l’angoscia dell’attesa fra le prime due stagioni, d’altra parte invece mi ritrovo ora in uno stato di ansia totale sapendo che mi aspetta almeno un anno di aspettative logoranti prima di rivedere i miei adorati pirati dall’aspetto rude e dall’animo nobile.

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Questa terza stagione riprende esattamente da dove ci eravamo interrotti, con Flint a combattere la sua guerra personale per vendicare la donna che amava e diffondere ancora di più il mito di terrore costruito attorno al suo nome, e Vane e Rackham a gestire la situazione ed il denaro in patria. Le grandi svolte nella trama arrivano con l’introduzione di nuovi personaggi e nuove location, che permettono di definire nuovi confini e stabilire nuove alleanze.

Black Sails Season 3, Black Sails Season 3, Black Sails Season 3Primo fra tutti il governatore Woodes, che stringe un’alleanza (prima di soli intenti e poi di sentimenti) con Eleanor Guthrie, offrendole la libertà in cambio di appoggio e consiglio per riuscire a riprendere il controllo di Nassau. In secondo luogo la comunità di schiavi, governati da una straordinaria matriarca (che si scopre poi essere la moglie del signor Scott), che decidono infine di fare fronte comune con i pirati contro l’imminente minaccia inglese.

Black Sails Season 3Sicuramente questa seconda new entry ci riserva più sviluppi e più possibilità di confronto, non solo dal punto di vista dell’azione, ma perché vedere il rapporto fra le due donne al comando, madre e figlia, ci permette di affrontare in modo indiretto anche lo sviluppo dell’interazione fra Flint e Silver, una parte fondamentale di questo percorso. Il governatore Woodes poteva essere potenzialmente un gran bel personaggio, perché non rappresenta l’immagine canonica del perfetto soldatino inglese: è un uomo che ha vissuto le sue battaglie e che è disposto a tutto per raggiungere i suoi obiettivi, addirittura stringere un accordo con gli spagnoli pur di portare a termine la sua conquista di Nassau e guadagnarsi fama e rispetto; poi forse per la temporanea malattia, forse perché scompare all’interno della sua relazione con Eleanor, sembra quasi perdersi nel corso della stagione e non reggere assolutamente il confronto con gli altri protagonisti.

D’altronde il confronto in questa stagione sarebbe stato davvero arduo da reggere. Al di là dell’azione, al di là dei colpi di scena, non credo sia sbagliato dire che questi dieci episodi sono serviti a preparare il terreno per la grande battaglia che spero vedremo in futuro e sono stati ricchi di momenti più intimi, di approfondimento dei singoli personaggi, come se fossero loro stessi a forgiare il loro carattere in previsione dello scontro che dovranno affrontare. E proprio per questo non vorrei limitarmi ad un semplice riassunto dei fatti (se state leggendo questo articolo, li avete già vissuti) ma vorrei porre l’accento sulla caratterizzazione straordinaria e sul percorso che i singoli personaggi hanno portato avanti in questa stagione, perché quello che mi ha fatto totalmente innamorare di questa serie è stata proprio la capacità di introspezione inserita all’interno di un contesto pieno di azione. Al di là della trama orizzontale è stato proprio il percorso dei singoli a farla da padrone.

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Comincio subito col tasto dolente. Eleanor Guthrie per me entra di diritto nella classifica dei dieci personaggi più insopportabili di sempre. Non ce l’ho con lei per quello che ha fatto al capitano Vane (per il quale, come capirete, provo un amore folle), né per aver tradito i suoi ex compagni e aver aiutato il Governatore a prendere il controllo di Nassau. Quel che mi fa rabbia del suo personaggio è il fatto che sia mossa sempre e solo da puro egoismo, che si atteggi come se tutto le fosse dovuto e che ogni volta che si propone un nuovo obiettivo dimentichi ciò che ha fatto fino a pochi attimi prima, in funzione del suo scopo precedente.

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La mia impressione è che non riesca a vedere al di là del suo interesse personale: per vendicarsi del padre ha gestito il suo governo a Nassau come una tirannia; per vendicarsi di Charles si è alleata prima con Flint e poi ha tradito anche lui in nome di quello che il capitano Vane aveva fatto a suo padre (e ricordiamo che fino alla scorsa stagione non erano in buoni rapporti). Per di più trova sempre il modo di nascondersi dietro ad un ideale più grande; non è in grado di ammettere di aver creato un muro attorno a sé, per proteggersi, e che ogni volta che si è concessa di aprire uno spiraglio ne è rimasta irrimediabilmente ferita. Non dubito del suo attaccamento al governatore, ma siamo sicuri che non lo abbandonerà quando la situazione non gli sarà più conveniente? Gli unici che come sempre sono stati in grado di capirla e di metterla di fronte ai fatti compiuti sono stati appunto Charles e Max: uno l’ha fatto impiccare e l’altra la sta bellamente ignorando nonostante sia l’unica ad averle dato dei consigli sensati e spassionati. Dopo esserci liberati di Hornigold, la speranza è che nella prossima stagione anche lei ottenga finalmente ciò che merita.

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Fortunatamente ci sono altre donne a tenere alto l’onore della categoria, e sì, sto proprio parlando di Max. Nelle prime stagioni, devo ammettere, non ho apprezzato fino in fondo questo personaggio, ma in questi dieci episodi ha mostrato una maturità ed una lungimiranza degni di una vera stratega; è passata dall’usare il suo corpo per manipolare gli altri a fare della sua mente la sua arma più forte per imporsi in un mondo dominato da uomini. Lungimiranza negli affari, lungimiranza nelle strategie politiche e lungimiranza anche nella gestione dei suoi sentimenti. Si è dimostrata sempre un passo avanti nelle sue scelte, incredibilmente capace di leggere nell’animo umano. Abbiamo visto quanto si sia aperta nel suo rapporto con Anne, nella scorsa stagione, vivere e gestire quello strano triangolo amoroso con Jack, eppure riuscire a staccarsene nel momento stesso in cui capisce che il suo futuro è indissolubilmente legato all’isola di Nassau, a quel posto che le ha causato tanta sofferenza ma a cui sente di appartenere. Capisce di non poter porre Anne davanti ad un bivio, costringerla a fare una scelta fra lei e Rackham, perché sa benissimo che non sarebbe lei quella scelta, che per quanto abbiano condiviso Anne sceglierà sempre il suo vecchio compagno. E così decide di rinunciare all’amore e alla fuga per restare a Nassau e lottare con le unghie e con i denti per quanto ha costruito. A lei si deve anche la brillante idea di convertire parte dell’oro della Urca in beni più trasportabili, dando così (inconsapevolmente) inizio ad uno scontro anche sul fronte spagnolo. Ancora una volta mette da parte i suoi trascorsi sentimentali per affiancarsi a Eleanor, una volta che questa si è ripresentata come consigliera del nuovo Governatore. A questa non offre la sua influenza, né il suo denaro, ma la sua capacità di capire profondamente le dinamiche della sua isola; Eleanor l’ha governata per anni, ma non è mai riuscita a comprenderla a pieno quanto ha fatto Max. In lei rivedo la giusta controparte di ciò che Silver rappresenta per la sua ciurma, e mi sembra di capire quale sia stata la scintilla che inizialmente li aveva spinti ad allearsi. L’unica forse ad aver veramente capito quale sia l’unica possibilità di salvezza per Nassau, l’unica vera leader rimasta sull’isola. Spero solo che nella prossima stagione il suo personaggio continui su questa linea e che finalmente le venga riconosciuta l’importanza che merita – leggere tra le righe: goodbye Eleanor, welcome Max!

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Un altro personaggio partito un po’ in sordina, quasi una macchietta, la caricatura di un vero pirata, per poi diventare uno dei protagonisti di questa stagione. Forse non rappresenterà l’idea canonica del pirata, soprattutto in uno show come questo, ma dove pecca in forza bruta o doti di combattimento, ha tutto di guadagnato in astuzia e strategia. Questa è la sua grande forza, anche nel farsi amare dal pubblico: il fatto che tutti si possano riconoscere in Jack Rackham, nella sua sconcertante banalità di uomo comune spinto da un’ ideale e da una fortissima volontà di riscatto. Non meno di Flint o Vane, anche lui è disposto a tutto per la sua libertà e perché la libertà di Nassau possa essere considerata una sua eredità, per lasciare un segno nel mondo del suo passaggio. Proprio per questo, e non solo per la sua inaspettata ricchezza, diventa un personaggio fondamentale per l’alleanza che si oppone al governo inglese. Non c’è bisogno nel suo caso di lanciarsi in epiche battaglie per dimostrare il suo coraggio, basta il fatto di non piegarsi mai al potere degli altri e di continuare per la sua strada, anche se questo volesse dire andare incontro alla morte. Il suo percorso da piccolo arrivista, interessato solo al denaro e alla fama, a vero capo e uomo d’onore è a parer mio uno dei meglio riusciti in questa stagione. Risulta poi impensabile parlare di Jack Rackham senza parlare anche di Anne Bonny, sua partner in tutto e per tutto. Il loro rapporto è meraviglioso, la loro intesa è senza pari, così come l’appoggio reciproco che sono disposti a darsi, sia quando si tratta di sentimenti che quando di parla di strategie politiche. Legati dal mondo spietato a cui appartengono, dal desiderio di riscatto e in un certo senso anche dall’affetto per il capitano Vane; anche quando si trovano separati, l’uno imprigionato e l’altra in fuga col denaro, riescono sempre a interpretare perfettamente le intenzioni dell’altro e a trovare il modo di ricongiungersi.

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Capirete la mia soddisfazione nel finale di questa stagione nel vedere Jack al comando della nave al fianco di Teach e la fiducia cieca che ripone in Anne nel mandarla in azione, e nel vederlo poi seduto al tavolo del comando con i più grandi pirati della sua epoca, e naturalmente con la sua compagna al suo fianco.

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E parlando di un’altra new entry, ecco che questa stagione ha introdotto anche il nome più famoso delle storie di pirati di tutti i tempi, Edward Teach, meglio noto come Barbanera. Un personaggio molto duro, forte, legato agli ideali di una vecchia pirateria, senza alcun tipo di freno o di regola. Su questo aspetto trova contrasto con il suo “allievo prediletto”: scopriamo che Teach ha accolto Vane tra la sua ciurma quando era un ragazzo, gli ha insegnato l’arte della pirateria e ad amare il mare e la libertà; a quanto pare è un uomo che ha avuto letteralmente una donna in ogni porto, ma mai un figlio, e in Charles rivede quanto di più simile ci sia ad un erede. Durante il corso della stagione si capisce quanto in realtà quello che cerchi non sia un mero lascito, ma che è spinto da un sentimento più profondo, quello di un vero padre; lo si vede nell’insistenza con cui cerca di portarlo dalla sua parte, nel momento in cui sa di avere forse ancora poco da vivere, e nell’intensità del dolore che prova quando viene abbandonato di nuovo (dato che già anni prima Charles l’aveva tradito per Eleanor) e quando viene a scoprire della condanna a morte di Charles.

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Dopo aver sempre detto di tenere al futuro di Nassau, decide di unirsi alla battaglia per vendicare l’unico figlio che abbia mai conosciuto, e in nome del legame con quest’ultimo, anche di accettare Jack Rackham come vero pirata, pur con tutte le sue bizzarrie.

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Mi sono anticipata rivelando quale sia stato l’epilogo per il mio adorato capitano Charles Vane. Sono bastati pochi secondi sullo schermo per farmi innamorare di questo personaggio e probabilmente non basterà il tempo fino all’uscita della prossima stagione per elaborarne il lutto. Il capitano Vane incarna quello che nella mia mente di ragazzina avrebbe sempre dovuto essere un vero pirata: feroce e crudele, tanto che il solo nome basta a seminare terrore per i sette mari, ma anche profondamente leale e onesto, la cui parola data è sempre parola d’onore, un giuramento imprescindibile, un codice.

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Ed in questa stagione ho visto (o voluto vedere, dato come si è conclusa) l’esaltazione totale di questo personaggio. A differenza di – che ne so, ne prendo uno caso, ehm… Eleanor – ha dimostrato di saper andare oltre l’astio personale: verso Flint, riuscendo a costruire con lui e Rackham un’alleanza nonostante i loro trascorsi non proprio idilliaci; per la scelta di servirsi di schiavi per la ricostruzione del forte, pur essendo stato lui stesso uno schiavo e aver posto il suo ideale di libertà sempre al di sopra di ogni cosa; e verso Eleanor stessa, non cercando una vendetta personale, a differenza della ragazza (nel confronto fra i due in prigione ho letteralmente esultato!!). La libertà per Nassau è stato il suo scopo ultimo, il fine che ha giustificato ogni sua azione e l’ha spinto addirittura al sacrificio, e in un certo senso per ben due volte: quando decide di seguire Teach e platealmente quando ferma con lo sguardo l’intervento di Billy “Bones”, lasciandosi giustiziare e divenendo così il simbolo dell’inizio della vera rivolta. Ciò che ho sempre apprezzato di questo personaggio, e che credo abbia rappresentato la sua vera chiave di lettura, è la sua lealtà: lui più di ogni altro ha sempre creduto fermamente ed ha lottato fino alla fine in nome di quel giuramento fatto nel momento in cui scelse di essere un pirata; un concetto quasi romantico di un patto fra l’uomo e il mare, che solo così può abbracciare a pieno la sua libertà.

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Per questo il nome di Charles Vane risulta la soluzione a tutto: lui è il tassello indispensabile a Flint per combattere la sua guerra, il suo è l’unico nome escluso dalla grazie concessa dal governatore, lui è l’unico uomo che uno dei più grandi pirati mai esistiti ha scelto come suo erede. Perciò, superato lo shock iniziale, ho ritrovato un senso nel fatto che lui fosse quello da sacrificare per questa guerra: colui che tutti avevano rinnegato pur di accettare la grazia muore davanti ai loro occhi, mettendoli di fronte alla loro codardia e al fatto di aver scambiato la loro libertà con pochi attimi di sicurezza.

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Arriviamo finalmente a Flint, un uomo dalle mille sfaccettature. Nelle scorse stagioni abbiamo visto l’origine del mito del capitano Flint, grazie ai flashback sul suo passato, e poi abbiamo assistito alla distruzione dell’uomo, nel momento in cui perde la donna che amava e con cui aveva condiviso tutto. Quando questa terza stagione ha ripreso, mi sono spesso chiesta quanto ci sarebbe voluto prima che qualcuno decidesse di ribellarsi alla sua tirannia, ai suoi colpi di testa e alla sua furia cieca che troppe volte aveva messo a rischio l’incolumità dei suoi uomini. Il percorso di riscoperta di questo personaggio è andato di pari passo con il suo percorso di avvicinamento al suo secondo in comando, lo splendido John Silver.

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L’ultimo confronto fra i due nel season finale ha perfettamente tirato le somme sul percorso di Flint. Non sarebbe potuta esistere una metafora migliore di quella del mare per descrivere tutto ciò che il capitano ha affrontato in questa stagione: prima la tempesta, come la furia cieca che lo ha devastato dopo la perdita della signora Barlow, e poi la calma piatta di quando non gli è rimasto più nulla se non affrontare i suoi fantasmi faccia a faccia.

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La possibilità di lasciarsi avvicinare da un’altra persona gli ha concesso l’unica possibilità di riconoscere se stesso, al di là della maschera che lui stesso si era creato, e forse anche per capire che il nuovo mondo per il quale sta combattendo non gli apparterrà mai del tutto, ma sarà la sua eredità per una nuova generazione di pirati, come Silver, Rackham e Billy. Le sue capacità di comando ormai erano palesi, ma mai come in questa stagione c’è stato uno sviluppo e un approfondimento dal punto di vista umano, a conferma nuovamente del valore di questa serie che va al di là dell’azione.

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Ultimo ma non ultimo, IL PERSONAGGIO, con tutte le maiuscole che volete metterci; non c’è assolutamente dubbio su chi si sia conquistato il podio in questa stagione – JOHN SILVER RULES! Mi mancano quasi le parole per descrivere quanto sia stato straordinario in questa stagione, quanto il suo percorso sia stato di pura crescita, da personaggio secondario, egocentrico ed abile solo nei suoi inganni, a vero leader capace di conquistare la fiducia dei suoi uomini e non di meno del suo capitano. Dopo aver perso la gamba è convinto di essere diventato un peso e di non meritare le cure che tutti sembrano così desiderosi di dargli, non capendo quanto quel suo sacrificio lo abbia innalzato agli occhi dell’equipaggio, e soprattutto quale sia il vero significato di appartenere ad una ciurma; la fiducia cieca che si deve riporre l’uno nei confronti dell’altro, il senso di appartenenza ed il sostegno reciproco – forse per la prima volta nella sua vita Silver capisce di non essere solo, con i vantaggi e le responsabilità che questo comporta. Capisce di essere l’unico a poter affrontare Flint, sfidandolo se necessario e mettendo a repentaglio la sua stessa vita (e sinceramente ho temuto parecchio quando ha confessato il suo iniziale coinvolgimento nel furto dell’oro spagnolo su quella barca, solo in mezzo al mare con Flint e un coltello…).

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Ma come abbiamo già visto per altri personaggi, quali Max e Jack, la sua straordinaria astuzia e capacità di comprendere l’animo umano diventano la sua carta vincente, per fare breccia nella mente devastata del suo capitano e nel cuore dei suoi uomini. L’introduzione della comunità degli schiavi è servita anche come confronto per il rapporto fra Flint e Silver: così come la madre rappresenta il vecchio modo di vedere il mondo esterno ed ha cresciuto la figlia per essere il suo successore, guardando sempre negli occhi quello che sarà il suo futuro e la sua fine come leader, anche per i due pirati si iniziano a porre le basi per il passaggio del testimone.

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Come ho già detto, anche Flint inizia a realizzare che il nuovo mondo per cui sta combattendo forse non avrà più spazio per lui e che nel momento in cui si è aperto con Silver ha aperto anche la strada all’ascesa di un nuovo leader. E le speranze non potevano essere riposte in un uomo migliore. Grazie anche al piano di Billy a Nassau, questa stagione si conclude con la nascita di un nuovo mito, un nuovo volto della storia della pirateria: LONG JOHN SILVER.

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Mi rendo conto di aver fatto uno sproloquio, ma questa stagione veramente non meritava una sola parola di meno. Se siete arrivati a leggere fino in fondo, allora potreste lasciare anche un commento e farmi sapere cosa ne pensate voi, tanto l’attesa per il prossimo capitolo sarà lunga!

2 COMMENTS

  1. Bravissima 🙂 condivido ogni parola! E’ una serie che amo molto e l’hai analizzata davvero bene. Anche se manca un personaggio, che non hai considerato e che invece a me è piaciuto molto: il governatore. Credo che lui e il suo rapporto con Eleanor siano un nodo fondamentale di questa stagione, ma ancora di più per la prossima… staremo a vedere!

    • Grazie!! Anche io amo questa serie quindi ci tenevo particolarmente a fare un’analisi ben riuscita 🙂
      Hai ragione, ho dedicato poco spazio al Governatore, semplicemente perchè è stata una new entry e ho preferito concentrarmi sugli altri protagonisti che avevano alle spalle una formazione durata diverse stagioni. Sicuramente nella prossima stagione avrà un ruolo più di spicco, così come spero che venga dato altrettanto spazio alle donne della famiglia Scott e anche a Billy Bones.

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