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American Horror Story | Recensione 4×05 – Pink Cupcakes

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American Horror Story | Recensione 4×05 – Pink Cupcakes

E io che avevo paura che con la dipartita di Mordrake le cose si sarebbero un po’ affossate. Che senza Twisty avrei spesso di pensare «this is some fucked up shit but i love it» più o meno ogni cinque minuti. Bé, disonore su di me e disonore sulla mia mucca, perché non potevo essere più in errore. Personalmente, ho trovato anche questa 4×05, «Pink Cupcakes», assolutamente incredibile e meravigliosa e geniale.

Certo, lo show ha preso un ritmo diverso, una svolta, col passaggio della maschera del clown a Dandy, ma non per questo é diventato meno interessante, anzi. Io direi il contrario, perché é la conferma di quello che abbiamo pensato tutti all’inizio della stagione: Twisty era spaventoso a vedersi, e sì, faceva delle cose terribili che non sto assolutamente giustificando, ma aveva le sue contorte motivazioni. Dandy é semplicemente fuori come il balcone di Giulietta a Verona. Ed é lui quello mostruoso, quello che a vederlo senti i brividi correre lungo la schiena.

 
 

Ma a parte le mie considerazioni semi-filosofiche, analizziamo quello che é stato l’episodio in sé per sé, prendendo in prestito un metodo della mia collega Ocean, che recensisce (meravigliosamente) Once Upon A Time cercando sempre una parola chiave per ogni nuovo episodio. Bene, per celebrare la cifra tonda di puntate a cui siamo arrivati (?), ho deciso di provare anch’io. E credo che la parola di quest’episodio sia «fantasia». E non fantasia intesa come unicorni e lande da fiaba, no, fantasia come chimera, come sogno, come illusione e aspirazione che consuma la nostra vita. Fantasie di fama e gloria, ricchezza e potere, amore e famiglia.

La scena su apre sulla fantasia del nostro amichevole imbroglione di quartiere, Stanley, all’American Morbidity Museum (altro esempio lampante di come «non siano quelli brutti a vedersi i veri mostri»). Stanley ha appena portato allo staff del museo delle nuove aggiunte alla loro collezione, tra cui il busto di Paul e la doppia testa di Bette e Dot, ma rimane deluso quando persino in un suo sogno ad occhi aperti (e io che credevo di avere dei problemi nell’immaginarmi le mie infinite avventure a bordo dell’Impala dei Winchester) non gli viene riconosciuto il merito. Maggie, bellissima in un vestito di gala vicino a lui, gli ride un po’ in faccia e gli dice, «Amico, chissene della gloria, almeno abbiamo i soldi». Ma si vede che Stanley dalla gloria un po’ ci tiene. E questo potrebbe essere il difetto che lo porterà alla rovina, anche se per ora si limita a guidare gli altri sulla strada della distruzione, nelle vesti di Richard Spencer, talent scout dalla terra dei sogni per eccellenza, Hollywood.

E quale migliore preda che non Fraulein Elsa, che agogna per il mondo del cinema più o meno tanto quanto Leonardo DiCaprio per un Oscar? Stanley/Spencer ha gioco facile con lei. Elsa cede alle lusinghe e ai complimenti di Stanley, ma non appena lui nomina la televisione, lei si ritira tutta come la Strega Malvagia dell’Ovest dopo aver toccato un po’ d’acqua. Elsa disprezza la televisione, questa nuova scatolina in bianco e nero che distrugge l’integrità e la bellezza del grande schermo. «Motion pictures are the expression of our souls, our inner dreams, our fantasies», dice, e rifiuta l’offerta di Stanley e va avanti. Certo, non che a Stanley importasse davvero di convincerla ad apparire in uno show tutto suo, visto che immagino il suo scopo principale sia seminare un bel po’ di rancori nell’accampamento, ma di Elsa va detto che ha un sacco di belle pretese per una il cui unico ruolo principale in un film prevedeva un branco di pazzi con in faccia delle calze e una sega.

Pessima battuta, va bene, la smetto. Capisco benissimo da dove arrivi Elsa, in realtà, e questa sua diffidenza per la tv mi affascina, sia perché invece per me i prodotti destinati al piccolo schermo hanno valore uguale a quelli destinati per il cinema, sia perché era chiaro quanto tutto questo suo discorso fosse molto simbolico, e molto molto metanarrativo da parte degli scrittori. Cosa state cercando di dirci, people? Ma Elsa non é l’unica ad aggrapparsi a fantasie galoppanti: Jimmy tenta una mossa con Maggie, ottenendo un ennesimo rifiuto nonostante la tenerezza che la ragazza sta cominciando a provare nei suoi confronti, come si vede quando cerca di avvertirlo delle brutte intenzioni di Stanley leggendogli la mano e mascherando il tutto come una predizione; Bette Tattler cade facilmente nella trappola tesa da Stanley e comincia a sognare di avere uno show tutto suo, mentre Dot vuole soltanto liberarsi di Bette.

Desiree scopre di essere al 100% una donna, dopo una seduta di emergenza dal solito dottore. Il suo ding-a-ling é solo una parte femminile ingrossata oltre misura, e lei é perfettamente in grado di avere dei bambini. La donna si culla in sogni di avere una famiglia con quel pezzo di spazzatura che é suo marito (e dall’espressione di Ethel nello studio del dottore sono sicura stesse pensando anche lei la stessa cosa – bambino con Dell, non una buona idea). Il problema é che Dell ha un segreto, ossia gioca per l’altra squadra, e passa molto del suo tempo in un gay bar (sarà storicamente accurato usare gay bar se si parla degli anni Cinquanta? Vi prego illuminatemi se avete suggerimenti), assieme al «grande amore della sua vita», o almeno così dice lui. Io non gli credo particolarmente, e nemmeno Andy, il dolcissimo e adorabilissimo e levissimo Matt Bomer che io adoro e che deve stare lontano mille miglia da Dell. Magari a Los Angeles, dove si vede seduto vicino al mare a disegnare ritratti per gli artisti. E tutti questi sogni si infrangono come gli specchi della puntata «Bloody Mary» in Supernatural. Dell realizza che Desiree non é più «abbastanza uomo» per i suoi gusti, e fa una visitina al medico che dovrebbe operarla, spezzandogli le dita di entrambe le mani. Le speranze di Desiree seguono l’esempio delle dita del povero dottore, e non credo che il trasferirsi nella roulotte di Ethel la aiuterà a stare al sicuro da Dell. E Andy, bé, Andy incontra Dandy.


Sul serio, alzi la mano chi si é sentito profondamente turbato dalla scena in cui Dandy si allena e si guarda allo specchio e si accarezza e dice che «se non potrà essere un attore allora farà qualcosa di molto simile— l’omicida». Non vedo tutta questa gran logica, sinceramente, ma Dandy é convintissimo di aver trovato la sua strada – strada che lo porta direttamente da Andy e poi al vecchio covo di Twisty. Andy non si fa troppe domande (di nuovo, la mancanza di cultura pop sull’horror negli anni Cinquanta sarà la causa di tutte le morti di questa stagione, me lo sento), anche quando Dandy propone di darsi le spalle, togliersi i vestiti e voltarsi l’uno verso l’altro solo dopo aver contato fino a tre. Al tre, Andy é sempre bellissimo, Dandy ha addosso ancora quella maschera con la quale penso dorma anche, a questo punto, e un paio di forbici? Sembrano forbici. Insomma, qualcosa di particolarmente appuntito, e sapete tutti che cosa ci fa. Matt Bomer, la tua permanenza in Freak Show é stata emozionante e intensa, devo proprio dirlo. Il piccolo problema é che Dandy non é poi questo gran esperto di omicidio, e a quanto pare Andy proprio non ne vuole saperne di morire: ancora respira dopo che Dandy gli ha già tagliato via un braccio per scioglierlo nell’acido. Ma spero per lui che sia morto – anche se vale la regola del «finché non vedi il corpo, non esserne sicura. E nemmeno in quel caso hai la certezza completa», applicabile un po’ a ogni serie televisiva in circolazione.

 
 

Dopodiché Dandy non vede perché non dovrebbe tornarsene a casa, tutto coperto di sangue com’é, a far venire un altro meritatissimo colpo al cuore a quella degenerata di sua madre – che non é poi impazzita più di tanto quando ha trovato il cadavere della domestica in soggiorno. Non so, credo ci siano dei limiti oltre i quali non é più «viziare il tuo unico figlio», ma diventa «caso da ricovero». Possono esserci stati tutti i matrimoni tra parenti che vuoi, Gloria cara, ma il commento da fare quando tuo figlio ammette palesemente di aver ammazzato qualcuno non é «We’ll take care of it», e poi mettersi a seminare tulipani sopra al cadavere. Ti meriti tutto quello che ti sta arrivando addosso e che spero continuerà ad arrivarti nei prossimi episodi. Mi dispiace, ma non riesco a farmela piacere. Quella semi-confessione al telefono con la figlia di Dora, Regina (interpretata dalla mia adorata Gabourey Sidibe che aspettavo con ansia!) non l’ha giustificata proprio per niente. E parlando di Regina, a lei va il premio per aver finalmente detto in un episodio di AHS, «You’re making me really uncomfortable». Alleluia sia lode all’eroe trionfatore finalmente qualcuno ha detto quello che tutti pensiamo. Solo che non sappiamo riagganciare il telefono come Regina. Noi continuiamo a guardare perché non siamo tanto a posto, nemmeno noi.

 

Quindi, fantasie. E tutto questi sogni infranti si posso riassumere nella scena musicale dell’episodio, di nuovo Life On Mars, solo che questa volta il pubblico non sembra particolarmente favorevole a Elsa: tutto é esattamente come nella prima puntata, ma l’esito é una tragedia, priva della magia che era palese aleggiasse nella 4×01. Il mondo di Elsa si frantuma davanti ai suoi occhi, e lei si ritrova ad accettare l’offerta di andare in televisione – se non fosse che Stanley ha altri piani, che involvono le gemelle Tattler. Elsa li guarda andare via in macchina piena di rabbia e sentimenti di vendetta, e Stanley inscena un picnic in cui tenta le gemelle con il famosi cupcake rosa – e altamente velenosi, forse ha preso in prestito qualcuna delle boccette di Yzma: nello scenario immaginato da Stanley tutto funziona alla perfezione, mentre nella realtà Dot salva sé stessa e sua sorella da una brutta fine. Non che suddetta brutta fine non arriverà comunque. É ancora un po’ presto per decidere chi morirà e chi no, ma le gemelle non sono affatto escluse dalle potenziali vittime della stagione.


La conclusione é che tutti i nostri personaggi orbitano attorno a una fantasia, a una convinzione, a un obbiettivo che li attira e per il quale sono disposti a fare qualsiasi cosa, a sacrificare qualsiasi morale – Elsa carica Bette e Dot in macchina ed é pronta a scaricarle da Gloria Mott, a fine puntata, e le rimostranze di Maggie sull’omicidio non sono esattamente forti e sentite. Ma in quest’episodio, tutti si sono accontentati di meno di quello che volevano, e forse di meno di quello di cui hanno davvero bisogno. Il che porterà un po’ tutti a cercare di ammazzarsi a vicenda la settimana prossima, nella 4×06, «Bullseye».

https://www.youtube.com/watch?v=HZhDmmS7xCk

Se nel frattempo avete bisogno della vostra dose quotidiana di freaky, passate da Citazioni improbabili di American Horror Story, e non resterete delusi. Ci vediamo alla prossima puntata!

2 COMMENTS

  1. Io ho amato questo episodio anche se tutti quei sogni ad occhi aperti, inizialmente, mi avevano un po’ confusa.
    Il rapporto tra Dandy e La madre è quanto di più malsano abbia mai visto, c’è questa codipendenza che a volte sembra essere a senso unico quando in realtà non lo è mai. Dandy mi infastidisce: non è un personaggio complesso da cui mi sento affascinata, come nel caso di Twisty. Dandy mi fa salire il crimine e quando questo capita significa che sarà il personaggio che ci porteremo dietro fino alla fine.
    Eleonora 0 – Sfiga 1
    Sulla grande rivelazione di Dell… è un grande sì, per me. Insomma, questa svolta rende chiare tutte le sue relazioni precedenti. Cosa c’è di più vicino a un uomo di una donna barbuta e una con il gingillo? Certo che guardarlo dire ad Andy “ti amo” non è stata proprio la cosa più credibile del mondo, eh!
    Magari è vero, per carità ma… DELL, TU SEI ARIDO DENTRO! IO LO SO.
    Riguardo ad Elsa, devo dire che il suo personaggio non mi è ancora chiaro al 100%. Murphy ha detto che Elsa tiene davvero ai suoi freaks, in un modo strano magari, ma ci tiene profondamente. Ecco, io quest’aspetto non l’ho ancora visto, quest’amore per me non c’è. Magari è ancora presto, ma finora il personaggio della Lange mi sembra perfettamente in linea con gli altri di AHS, molto vicino a Constance se devo essere sincera… per questo mi aspetto una grande scena come quella avuta con Adelaide nella prima stagione.
    Splendida recensione, come al solito. E posso dirla una cosa? Posso? Posso?
    Io mi sono presa una cotta per Mordrake. Peccato per la faccia demoniaca.

    • Non c’é mai un limite al ritardo con cui é possibile rispondere, purtroppo. Scusami, dearie. Dunque, lasciamo perdere cosa succede in casa Mott, quel posto é troppo inquietante e mi vengono i brividi solo a pensarci. E concordo con te su Dandy – Twisty aveva motivo e significato, mentre Dandy é solo un ragazzo viziato che porta la propria noia al parossismo. Grow up already!
      E Dell, Dell é il tipo di uomo che schiaffeggerei da qui all’eternità. Incapace di amare. Quello non é amare, é possedere, ed é diverso. Penso che nemmeno lui colga la differenza, ma é lì e per noi é chiara da vedere.
      Elsa é probabilmente la mia preferita, proprio per la sua ambiguità – penso che fino a fine stagione non sapremo davvero inserirla tra i “buoni” o i “cattivi”, ed é una cosa che adoro, tbh. Sembra un po’ Fiona di Coven, alla ricerca del suo tornaconto personale ma pronta a giocare la carta dell’affetto e dell’amore. Mi affascina, sì.

      E posso dirla anch’io una cosa? Wes Bentley é sempre un bel vedere. Ignoriamo la demon face.

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