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Agents of S.H.I.E.L.D. | Recensione 1×02 – 0-8-4

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“Credo che sia bellissimo, come dei pezzi che risolvono un puzzle”.

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Si tenta un crescendo, nel secondo episodio della nuova serie della ABC firmata Joss Whedon, che perde pultroppo un numero significativo di ascolti rispetto alla settimana scorsa.  Pare che il pilot, scritto dallo stesso produttore di The Avengers, non abbia avuto un impatto sufficiente su tutto il pubblico, che aveva raggiunto la notevole media di dodici milioni di telespettatori. Ad un’eleborata visione appare positivo come i produttori non si siano giocati le carte tutte al pilot, il che è un bene considerando che quanto ne è derivato è un degno seguito di una premiere generalmente apprezzata. Personalmente posso affermare di essere parzialmente soddisfatto. Non mi aspettavo che le riflessioni e i parallelismi sorti nella precedente puntata fossero ripresi con una certa consistenza, e infatti ciò non è accaduto. Si da più spazio alla narrazione, c’è poco respiro percettivo e le situazioni sono trasparenti. Ma va bene così. Perchè la trama è oggettivamente funzionale, e la visione scorre senza eccessi e senza troppi difetti.
La nuova combriccola messa in piedi tenta di funzionare come tale, facendo sorgere interessanti motivi di dialogo interni. Così, mentre Skye è alla scoperta del nuovo territorio operativo e Ward ancora non sembra accettarla del tutto, una missione con codice “0-8-4” (rivelatasi essere alla fine un recupero di un oggetto non identificato) muove la storia di fondo.
Un set Peruviano porta quindi i protagonisti in un elaborato tempio Inca, dove sarebbe custodito l’ oggetto, ma sfortunatamente le operazioni sono interrotte da un gruppo di ribelli e dal governo peruviano, capeggiato da Camilla Reyes, una donna che pare aver già incontrato Coulson in altre occasioni.  Segue il tentativo di fuga, con tanto di automobili, esplosioni, effetti speciali e una certa adrenalina. La squadra si ritrova quindi a bordo dell’ aereo con l’ esercito peruviano presumibilmente alleato.
Gli agenti dello S.H.I.E.L.D. iniziano a manifestare i loro primi problemi a cooperare, mentre un brillante dialogo tra Skye e Ward (pane per i denti dei neo-shipper convinti della coppia) abbozza i primi tentativi di ripartire con il piede giusto.
Intanto la Reyes si rivela essere un’ odiosa doppiogiochista, che Coulson svela immediatamente in quanto più scaltro e figo.
Ma le cose si mettono molto male, tant’è che la squadra viene catturata e il loro leader trattato come un sacco da boxe da uno di quei torgloditi peruviani. Si palesa quindi tutta la tostaggine della May, che dopo aver fatto qualcosa di molto strano ed inquietante con il gomito, libera sè stessa e i suoi compagni.
L’ oggetto recuperato nel tempio, rivelatosi essere un potente laser utilizzato in passato dall’organizzazione HYDRA, viene attivato da Fitz e Simmons, creando una pericolosa spaccatura nel jet che rischia di far sbalzare fuori lo stesso Coulson. Tuttavia il piano riesce, e i danni si “limitano” ad aver distrutto parte dell’ equippaggio e a qualche peruviano fatto scivolare di fuori poichè si era sporso troppo. Con la premessa di aver spedito il laser altrove, Ward decide di aiutare Skye ad integrarsi, mentre un preoccupante messaggio da “La marea montante” induce i disperati spettatori che amano Skye a dover considerare l’ ipotesi di un suo tradimento.
Il fottuto cliff-hanger segna la fine dei 41 minuti di trasmissione.

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Il generico tentativo di colmare le lacune riguardo alla caratterizzazione dei personaggi è stato approvato dal sottoscritto, che seppur affamato di novità è abbastanza consapevole che di tempo per approfondire ulteriormente ce ne è in abbondanza.
Ma andiamo in ordine:

  •  Ci si affaccia alla storia di Melinda May, e si toccano alcuni interessanti tasti che hanno tanto bisogno di venire a galla. Il personaggio è ad ogni modo in via di approvazione.
  •  Grant Ward compie un primo ed istantaneo processo di vedute. Forse la piccola Skye e i suoi discorsi sulla coalizzazione e sul gioco di squadra lo hanno portato ad abbassare la scimitarra. Ma quanto dovremo aspettare prima che il segreto dell’ hacker, che ha condizionato un importante cliff-hanger in questo episodio, sia svelato?
  • Skye e Coulson restano ancora i personaggi più caratterizzati della compagnia. Quest’ ultimo svolge un ruolo definito, facendo da collante ai pezzi di questa squadra che vuole ritenere all’ altezza. Coulson da alle persone che ha scelto una piena fiducia, motivandoli spesso con freddure e con un tono carismatico che abbiamo capito essere una dote del suo carattere.
  • Fitz e Simmons si mostrano alquanto statici sul piano introspettivo, ma restano apprezzabili per la stilistica con il quale vengono immaginati.

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Capite invece ora quanto sia importante la citazione sopra proposta, in quanto rispecchia l’ essenza stessa dell’ essere una squadra. Una squadra fatta di individui diversi, con diverse abilità, ma capaci di completarsi sia nei difetti che nei pregi.
Questo è un team. Questo è quando l’ un percento di un qualsiasi operatore vale solo se affiancato a quello di altri novantanove.
Scrissi nella precedente recensione di desiderare future riflessioni sulle dinamiche interne. Effettivamente qualcuno pare avermi ascoltato, in quanto “0-8-4” non solo ha portato in scena quanto scritto sopra, sull’ essere ognuno un piccolo pezzo di un qualcosa di gran lunga superiore (da notare il parallelismo con il pilot nei temi progressisti sociali e politici), ma ha anche creato i primi rapporti interni che muoveranno gran parte della storia emotiva.
Skye si è intanto guadagnata un rilevante posto nelle preferenze del pubblico, che già sogna di vedere lei e l’ agente Ward, oggettivamente belloccio, far fuochi d’ artificio insieme.

Le aspettative dopo un pilot discreto non sono state fatte fuori, malgrado i temi fossero ridotti e la narrazione ampliata, e ci sono state regalate diverse scene in pieno stile live action.
Anche l’ attento uso delle citazioni Marvel segue il suo corso, come l’ 1×01 ha giustamente lasciato in eredità, con riferimenti all’ organizzazione HYDRA e ad un “martello” precedentemente ritrovato da un soddisfatto Coulson.

Il problema marginale è pultroppo l’ irrelativo calo di ascolti, non sollevato nemmeno dalla notizia della presenza di un importante cameo alla fine dei titoli di coda, che gli autori hanno deciso di giocarsi immediatamente nel secondo episodio.
A far visita a Coulson per una bella lavata di testa troviamo infatti niente poco di meno che Nick Fury, affranto per come la neo-squadra ha ridotto il quartier generale.

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Una puntata un pò di transito, che ha dato però una maggior importanza al lavoro visivo e stilistico e che può essere considerata pertanto intrattenitrice.
E’ stata ritenuta di gran lunga superiore alla precedente, nonostante gente pazza e malvagia (me) afferma di aver preferito il pilot.

Prima di lasciarvi andare vi obbligo invito a passare per la pagina Marvel’s Agent of Shield Italia e riempirla di mi piace.
A voi il promo della 1×03.



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Gli ormai lontani anni che segnarono la sua infanzia videro l' interesse dirompente per le storie, i racconti, i tanto amati film Disney che hanno accompagnato la crescita di milioni di bambini. Ma l' acquisto di un nuovo televisore al plasma e di un decoder satellitare, fecero slittare un diverso tipo di interesse alle stelle. Il continuo zapping e la curiosità delle novità che la televisione offriva sballottolarono il ragazzo in universi misteriosi e bizzarri. Lele visitò quindi, in compagnia dei personaggi che lo hanno tramutato in un ossessionato, Newport Beach, Stars Hollow, Capeside e la tanto famosa Sunnydale. I vari processi che lo porteranno ad essere una persona (quasi) adulta, saranno notevolmente influenzati da un' isola abitata da orsi bianchi e fumi tenebrosi, da vampiri con complessi interni, da terapie magiche e, in fine, da infiniti viaggi per le oscure strade d' america a bordo di una rockeggiante impala del '67. Cosa cerca da una serie? Emozione. Qual'è il suo sogno nel cassetto? Magari essere egli stesso ideatore di un best-seller.

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