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A Discovery of Witches – Il passato ci attende!

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A Discovery of Witches – Il passato ci attende!

E siamo giunti alla fine di questa prima stagione di “A Discovery of Witches”. La seconda metà di essa ha segnato un ulteriore crescendo nella narrazione e nella realizzazione dello show, con l’evoluzione di dinamiche e intrighi e l’approfondimento dei rapporti.

Dopo l’articolo sulle scene migliori degli ultimi episodi, perdere tempo, passiamo ad analizzare i vari aspetti.

MATTHEW E DIANA

Il rapporto tra i due è stato costruito nel limitato spazio narrativo e arco temporale in cui gli eventi si svolgono (circa due mesi). E’ stato motivato, come detto in precedenza negli altri articoli, il perché Diana sia passata dalla diffidenza al rivolgersi a Matthew per finire con l’innamorarsi di lui e in questa seconda parte di stagione si è vista l’ulteriore evoluzione di questo rapporto, l’instaurarsi della complicità tra i due, elemento fondamentale perché questo è un rapporto tra due adulti. Matthew, ovviamente, ha millecinquecento anni, ma non bisogna mai dimenticare che Diana è una donna adulta, non un’adolescente, sicura di sé (come persona) e anche della propria sessualità.

A questo si sono aggiunte le spiegazioni del perché si siano innamorati così in fretta: i due sono predestinati e, come si è capito dalla pagina che Bishop House ha consegnato a Diana (sulla quale sono proprio rappresentati Diana e Matthew), c’è una profezia su di loro.

Questa storia, infatti, non riguarda il “Riusciranno i due a stare insieme?”, non è questo il punto; il punto è “Perché è importante che loro stiano insieme, per il loro mondo? Cosa sono destinati a fare?”, argomento che è ben più importante e profondo.
Ciò non ha fatto venire meno i momenti romantici tra cui, ovviamente, la dichiarazione e il “bundling”, bellissimo in entrambe le occasioni (sì, nel romanzo già la prima volta sono nudi come mamma li ha fatti, ma è questo che importa? No, l’importante è il concetto, ovvero che non fanno l’amore perché questo avviene in un altro momento, inoltre si capisce perfettamente che quello è solo l’inizio di una lunga notte, come conferma la scena successiva in cui sono sotto le coperte la mattina seguente).
Un momento, però, è stato particolarmente bello: quando Diana ha detto a Matthew che lui non potrebbe mai farle del male non solo perché lui la ama in modo assoluto, ma perché lei è in grado di difendersi da sola e mai gli permetterebbe di farlo, poiché questo ha dato una nuova luce al loro rapporto e al personaggio di Diana.

VENEZIA

Tutta la parte di Venezia, come detto in precedenza, è stata una geniale integrazione. Innanzitutto, è stata fondamentale per i non lettori, i quali senza essa non avrebbero mai compreso le dinamiche dei rapporti, degli eventi e non avrebbero sentito l’estensione del pericolo che grava non solo su Matthew e Diana, ma anche su Sophie e Nathaniel e il bambino, su tutti loro e su tante altre persone del loro mondo. Questa parte, inoltre, ha dato spessore alla trama e ai personaggi anche per i lettori, ha creato dinamiche interessanti, tra tutti i membri della Congregazione ma anche per i parallelismi padre-figlia o mentore-pupilla, cioè Gerbert e Juliette/Peter Know e Satu, rapporti simili ma anche diversi, con situazioni all’opposto (e ora sappiamo anche che Peter, Satu e Gerbert molto probabilmente lavorano insieme anche nel prosieguo della storia); così come per Domenico, che come suol dirsi tiene il piede in due scarpe. E’ stato decisamente posto l’accento sulla parte politica, che come sappiamo è fondamentale.
Il fatto che Agatha e i Daemon abbiano salvato Baldwin spiega perché poi lui permetta a Sophie e Nathaniel (e Agatha stessa) di stare a Sept Tours (come detto loro di fare da Matthew).

DE CLERMONT E BISHOP

Proprio perché questa storia non è solo il racconto di Matthew e Diana che si amano ma è molto di più e l’amore tra i due è il mezzo per narrare quel di più, è stato oltremodo intelligente, da parte degli autori, non solo creare tutta la parte dei retroscena a Venezia, ma in generale puntare sui vari personaggi, buoni e villain, e sui rapporti e relazioni intercorrenti tra loro. In primis, ovviamente quelle nella famiglia Bishop e de Clermont: Matthew e Ysabeau; Diana e Ysabeau.

Abbiamo avuto Diana e Marcus (con le deliziose scene tra loro della prima metà di stagione).

Marcus e Baldwin; Matthew e Marcus, in particolare in due momenti simili e opposti, che chiudono un cerchio, ovvero l’inizio, quando Matthew è andato a prendere il figlio alla stazione di polizia, infuriato con lui, e quest’ultima scena tra i due prima della partenza, in cui Matthew ha guardato e parlato al figlio con dolcezza e tenerezza, dimostrandogli quanta fiducia abbia in lui, quanto ne è fiero e quanto lo ami.

Infine, Matthew e Baldwin: un rapporto conflittuale e complicato, ma nondimeno profondo. Baldwin è una persona complessa. Apparentemente freddo e spietato, con un atteggiamento “dittatoriale” che scatena spesso la voglia di dargli una sonora lezione (non solo nei familiari ma anche nei lettori), sin dal primo romanzo emerge chiaramente come in lui ci sia molto più di quanto colpisca la vista.

La verità è che, come sapientemente mostrato in questa stagione, Baldwin è gravato dalla responsabilità lasciatagli da Philippe dell’essere a capo della famiglia e quindi di doverla proteggere, come fece il padre, e dover tutelare l’eredità di Philippe. Come se ciò non bastasse, essendo il de Clermont nella Congregazione, Baldwin è tra due fuochi, ovvero proprio questa e la famiglia, che lui ama. Nello show ci hanno permesso di vedere questo aspetto più accentuato, ovviamente per mostrare da subito lo spessore del personaggio. Se nel romanzo è rivelatoria la “scena del gambetto” (quando Baldwin dice a Diana di agire prima della Congregazione), nella serie ci hanno mostrato un Baldwin che senza darlo a vedere si preoccupa per Matthew, dimostra di conoscerlo bene e, anche se lo ritiene un combinaguai, soprattutto cerca di capirlo, lo osserva, da fratello maggiore qual è. E lo protegge nonostante tutto e sino all’ultimo istante.


“Help me.”

Trystan Gravelle ha portato in superficie tutte queste sfaccettature in modo fantastico.

Per quanto riguarda la parte Bishop, in ultimo, ovviamente abbiamo avuto i primi scontri tra zie e nipote, e tra Sarah, Matthew, Miriam e Marcus, per poi vedere la splendida evoluzione che ha condotto alla cena finale, a Sarah ed Emily che prendono Sophie sotto la loro ala protettrice, allo svilupparsi dell’amicizia tra Nate e Marcus, all’affetto che sorge implacabile anche tra Sarah e Matthew. E ovviamente, all’abbraccio tra Diana e le zie, commovente a dir poco. E ciò che ne è emerso è la costruzione di un qualcosa di nuovo, che ha trasmesso, a sua volta, uno dei particolari migliori della trilogia: il potente e tangibile senso di amore familiare.

E per concludere, Philippe de Clermont è stato reso un personaggio vivo dal pilot sino al finale, una presenza tangibile nonostante lui non possa esserlo fisicamente.

Lo show, pertanto, si è confermato fedelissimo al romanzo. Quello a cui si è assistito, infatti, non è altro che un semplice accorciamento per il limitato spazio narrativo. Tuttavia, è innegabile che quanto visto siano gli eventi del romanzo nell’ordine di questo. In tal senso, niente è stato alterato, si è proceduto solo a riassumere e “aggiustare” per la differenza del mezzo narrativo, poiché come tutti sappiamo ciò che funziona sulla carta  non funziona sullo schermo, che ha regole diverse.
Il cast è stato fantastico, la fotografia e le ambientazioni anche. Se si volesse trovare un difettuccio, si potrebbe dire che Teresa Palmer dovrebbe lavorare un poco sull’accento, poiché il suo naturale le scappa (ogni tanto si sente anche la splendida inflessione gallese di Trystan Gravelle, ma lui ha molto più controllo, sicuramente grazie all’esperienza teatrale); tuttavia, lei è fantastica quando Diana è infuriata. Menzione d’onore per questa parte finale ad Alex Kingston e Valarie Pettiford, che sono state ben più che perfette.


Quanto a ciò che è stato tagliato e che non si dice per non fare spoiler, è chiaro che è stato riservato alla S2 per creare l’effetto sorpresa nei non lettori, quindi bisogna solo avere pazienza.
Quindi, una stagione decisamente promossa e profonde scuse alla crew per aver pensato che la faccenda dalla cravatta “c’è e non c’è” durante il ballo Matthew-Diana fosse un errore, quando invece era chiaramente voluto come indizio. Non sottovaluteremo più nessuno in futuro.
I British Addicted sono abituati alle stagioni corte degli show inglesi, sempre molto brevi. Tuttavia, alla luce della complessità del secondo romanzo, lo show necessita di un maggior numero di episodi (diciamo dieci) e di un minutaggio maggiore in ognuno di essi (diciamo una cinquantina di minuti in media).

SPAZIO EASTER EGG, SENZA SPOILER!

  • Le due figure emergenti dall’incantesimo di Emily (si veda quanto detto nella scorsa recensione e in particolare sulla parte Easter egg);
  • “Decidi cosa devi fare per sopravvivere e fallo in fretta”;
  • I giornali anche nell’ufficio di Baldwin a Venezia;
  • I busti nell’ufficio di Baldwin a Venezia;
  • La donna seduta con Baldwin in chiesa a Venezia, con la quale si vede chiaramente che lui parla. Non farò spoiler ma dirò un nome per chi ha letto i libri: VERIN?!
  • Il sogno di Sophie;
  • L’anello.

Vi lascio con la TOP 3 dell’episodio 8:

  • Il ballo tra Matthew e Ysabeau (l’amore di lui per la madre dimostrato ancora una volta con il “Ti voglio bene” sussurratole);
  • Agatha che fronteggia Gerbert e salva Baldwin (Gerbert devi morire malissimo per averci provato);
  • Il senso di famiglia a Madison e il momento Matthew-Marcus.
     (“My son”, due piccole parole che racchiudono un universo in una scena che è costruita per creare un potente parallelismo con un’altra coppia padre-figlio, in cui il figlio non si rende conto di quanto il padre lo ami finché questo non lo abbraccia come Matthew ha fatto con Marcus.)

Per questa stagione è tutto, vi ricordo che lo show è stato rinnovato per altre due stagioni, le riprese della S2 inizieranno in primavera, Teresa Palmer è in attesa del terzo figlio e inizierà a girare a luglio. Che dite, ci ritroveremo nel 1590?

E infine, cosa pensate di questa prima stagione?

Ringrazio le tantissime persone che hanno letto queste recensioni e gli articoli per la sezione rubriche, spero vi siano piaciuti (ma stay tuned, c’è qualcos’altro in arrivo nelle prossime settimane!) e ovviamente un enorme grazie alle pagine che hanno condiviso tutti gli articoli, pagine che invito tutti a seguire!

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

4 COMMENTS

  1. La puntata è piaciuta anche a me, molte cose sono ahimé state affrettate ..però vabbè.
    Non mi è particolarmente piaciuta la scena dell’attacco di Juliet, è stata un po’ troppo striminzita. Bella la scena tra padre e figlio, dira ora che si vedesse una scena così. Per il resto non mi è andato giù il buonismo di Baldwin, perché lui è riluttante verso la storia di Matthew con una strega
    Anche la scena finale di Diana e Matthew che proprio mentre stanno per sollevare la gamba, non si capisce nulla e lei si trova senza lui.
    Cosa che nel libro loro si ritrovano direttamente nella dimora di Matthew nella Londra Elisabettiana.
    È una scelta che non ho capito quella di farla finire così.

    • Ciao!
      Sai che ti ho pensato?
      La scorsa settimana, quando è emersa la faccenda della scritta sull’Ashmole. Visto che non se la sono dimenticata?

      L’attacco di Juliet: anche io l’avrei fatta un minutino più lunga, ma c’è da dire che credo vogliano tenersi la Dea per il prosieguo e questo lo capisco.

      ATTENZIONE SPOILER!














      Il finale: no, non è così. Sono nel 1590. Si vede bene che la stanza è diversa e non è la camera da letto di Diana e matthew (Stephen e Rebecca). Sulla sinistra ci sono visibili delle candele (un candelabro con 4 o 5 candele) che non c’erano nella camera da letto e ci sono un tavolo e sedie diversi.
      La scena è semplicemente stata realizzata così per i non lettori, per creare un cliffhanger per loro, per mantenere alta l’attenzione e l’attesa. Una cosa che fanno sempre nelle serie tv.
      Io penso che verrà fuori che Gerbert, Satu e Knox siano arrivati quando loro non c’erano già più.

      Passiamo a Baldwin. No, non è buonismo il suo. Il Baldwin che abbiamo visto è il Baldwin vero, quello che si cela sotto la superficie apparentemente fredda e distaccata e il poco spazio che, comprensibilmente, ha nella trilogia. Ma Baldwin è tutto tranne che freddo e distaccato e lui ama la sua famiglia, anche Matthew, anche se lo ritiene un combinaguai.
      Lui è riluttante, sì, per lo stesso motivo di Ysabeau all’inizio: le streghe hanno ucciso nostro padre.
      Ma poi aiuta Matthew a salvare Diana e, ti dirò di più, il fatto che lui voglia proteggere Matthew e non voglia veder soffrire il fratello emerge già nel primo romanzo. I momenti rivelatori sono due: il primo è a La Pierre. Quando arrivano lì, Baldwin ha un pensiero: spera che i loro nemici non facciano un altro prigioniero. In quel momento Baldwin non sta pensando a se stesso, ma A MATTHEW. Ha paura che prendano prigioniero anche Matthew.
      Il secondo è la scena del gambetto: senza che nessuno glielo chieda non solo scuote il fratello per ritirare fuori la sua forza, ma poi dice a Diana di agire per salvarsi la vita e proteggersi, con parole che sono esattamente quelle che, poi le dice Philippe (ovvero la frase che ho riportato nella recensione). E ripeto, nessuno lo abbligava a dirle che quella di La Pierre sembrava una “finta” per distrarli e poi colpire davvero, anche se Matthew aveva già tirato fuori la carta dei Cavalieri di San Lazzaro. Lo ha fatto di sua iniziativa perché voleva proteggerli. Perché? PERCHE’ LUI SA. Lui è nella Congregazione, conosce Gerbert, Knox e Satu, sa cosa stanno pianificando, sa che le faranno di nuovo del male (e ne faranno anche a Matthew). E non vuole che ciò accada. Baldwin è duro, ma non è crudele. Mai. E non è senza cuore, al contrario. Ama moltissimo (e onestamente io penso si senta in colpa per Eleanor e la sofferenza che ciò ha arrecato a Matthew). Non fa mai del male agli innocenti e anzi, LUI E’ UN CAVALIERE, PROTEGGE GLI INNOCENTI.
      Qui abbiamo visto questi aspetti: il non voler aiutare una strega perché le streghe hanno ucciso Philippe (“… to protect A FUCKING WITCH!”), ma contemporaneamente il tentativo di proteggere e non far del male a Matthew, il rendersi conto di ciò che Diana ha subito, il fatto di essere stato richiamato all’ordine dal Gran Maestro dell’Ordine cavalleresco cui appartiene (una genialata, quella di Philippe, di dividere il comando per creare equilibrio tra i due), e la costante volontà di voler proteggere il fratello e la famiglia.
      E’ ciò che fa anche nei libri. Sempre. Baldwin, come Matthew, è incredibilmente simile a Philippe. Hanno preso da Philippe alcuni aspetti uguali, altri differenti, ma resta il fatto che i due fratelli sono “identici” al padre.

      Come sempre, grazie per aver letto e commentato!

      Alla prossima! 😀

  2. Sono arrivata alla fine e ti ringrazio per avermi fatto conoscere questa trilogia, che ho letto in corsa, mentre mi dedicavo alla visione della serie, cosa che non mi rende in grado di commentare nel dettaglio la serie rispetto ai libri, perché nella mia mente è tutto un unicum di eventi. Tendenzialmente ho apprezzato e trovato giuste le modifiche/varianti apportate, proprio, come dici tu, per adattarsi al mezzo televisivo. Nè, in effetti, come lettrice intervenuta in un secondo momento, ho trovato difficoltoso seguire la storia, quando non avevo l’altro supporto narrativo. Da un punto di vista della resa sullo schermo, ho apprezzato le scene di magia, ma non come sono state realizzate le scene degli scontri/attacchi (Satu e Juliet), le ho trovate fiacche rispetto all’intensità che hanno nel libro. Capisco i tempi ristretti, ma mi hanno un po’ fatto uscire dalla storia. Mi è invece piaciuta la scena finale, quando stanno per entrare nella casa e Diana si volta indietro, nel bel mezzo dell’incantesimo. Ottimo modo per chiudere una serie e lasciare il dubbio a chi non avesse letto i libri. Un bel cliffhanger sensato, secondo me.
    Grazie per i tuoi articoli sempre molto chiarificatori e organici.

    • Ciao!
      E di che.
      Mi fa piacere che tu abbia amato serie e trilogia!
      Sì, capita che le cose si sovrappongano tra libri e adattamento.

      Io invece ho trovato la tortura di Satu terribile e angosciante come nel libro. Juliette più breve, sì, e l’avrei allungata di un minuto, ma penso che abbiano voluto tenere la Dea per la parte successiva della storia.

      ATTENZIONE SPOILER!!!














      La scena finale.
      No, non è nel mezzo dell’incantesimo. Quando Diana si gira sono nel 1590 e probabilmente si gira perché qualcuno ha bussato alla porta (o si sta guardando intorno per verificare che ce l’abbiano fatta). E che siano nel 1590 è certo: sulla sinistra c’è un candelabro con 4 o 5 candele che non c’era nella camera da letto. La stanza è diversa.
      Io penso verrà fuori che Gerbert, Satu e Knox sono arrivati quando Diana e Matthew non c’erano già più ed è per questo che Baldwin ha trovato la segreteria telefonica.
      Ma sì, hanno costruito così il tutto per creare il cliffhanger per i non lettori e, quindi, tenere alta attenzione e attesa, come anche tu ben sai è una tipica tattica usata nelle serie tv.

      Grazie di aver letto e commentato!
      Arriveranno altri due articoli, rubriche.

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